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AUTENTICITADELLE RELIQUIE

AUTENTICITA’ DELLE RELIQUIE

Per garantirne l’autenticità, la reliquia era certificata da un documento in carta o in pergamena. Molte volte veniva utilizzato un foglio prestampato con delle aree vuote che venivano personalizzate all’occorrenza. In testa al documento erano riportate le generalità del certificatore, accompagnate dallo stemma gentilizio; seguiva poi il testo relativo alla certificazione, il quale comprendeva:

  • la provenienza della reliquia: estratta da catacombe, da altra reliquia autenticata, ecc.;
  • l’autenticità: corredata di documentazione comprovante l’autenticità;
  • l’oggetto certificato: osso, tela, ecc.;
  • le generalità del santo, o del martire o dell’oggetto presente nella custodia: San Giorgio martire, San Giovanni Battista, frammento della Croce, ecc.;
  • il tipo di custodia, in genere è indicato con il termine piccola teca;
  • il metallo utilizzato per chiudere la teca: in genere ottone[1], ma anche argento;
  • la forma della teca: ovale;
  • il materiale utilizzato per rendere visibile la reliquia: cristallo;
  • il tipo di chiusura usata per garantirne l’autenticità: legata con un filo di seta e sigillata con ceralacca rossa[2]con sopra impresso il sigillo;
  • le clausole obbligatorie, che indicavano come gestire la reliquia: con la facoltà di tenere presso di sé, donare ad altri, ed esporre alla pubblica venerazione dei fedeli in qualsiasi Chiesa, Oratorio o cappella;
  • le clausole facoltative, ad esempio la clausola di venerazione dei fedeli senza Ufficio e Messa, come dettato dal decreto della Sacra Congregazione dei Riti del giorno 11 agosto 1691, che permetteva la venerazione della reliquia, ma non la celebrazione dell’Ufficio;
  • l’elemento certificatore: in basso all’autentica veniva apposto il timbro a secco del certificatore;
  • la firma del certificatore apposta in calce.

Immagine

In fig. 2 e fig. 3 sono riportati un sigillo in ceralacca ed il corrispettivo timbro a secco di una autentica.

Ecco la traduzione di un’autentica tipo:

Fratello Silvestro Merani // Ordinario Eremita di Sant’Agostino // Per Grazia di Dio e della sede Papale // Vescovo di Porfirio // Prefetto del sacrario apostolico // Prelato domestico e assistente al Soglio pontificio.

Facciamo indubbia fiducia a tutti i singoli e a coloro che leggeranno e prenderanno visione delle Nostre presenti lettere, poiché Noi a maggior Gloria dell’Onnipotente Dio e venerazione dei Suoi Santi per le Sacre Reliquiecome mandato del Santissimo Dio Nostro e del Papaestratte dal cimitero di santa Ciriacaper mezzo della Sacra Congregazione delle Indulgenze e ricercate le Sacre Reliquie, Facemmo dono ai richiedenti del Sacro Corpo di [nome del santo].

Collocato in una piccola teca d’ottone, legata con nastro di seta, venne chiusa e segnata col Nostro piccolo sigillo.

Concediamo nel Signore che riguardi tutti coloro che vogliano tenerla per sé come preziosa Sacra Reliquia, donarla agli altri, vogliano esporla in qualsiasi Chiesa, Oratorio o Cappella alla Pubblica Venerazione.

Tuttavia non si concede il permesso di poter recitare Preghiere e celebrare Messa, secondo il Sacro Decreto della Congregazione dei Riti del 11 Agosto 1691.

In Fede di ciò Diamo atto a questi presenti iscritti con la Nostra firma sottoscritta e col Nostro sigillo suggellati.

Data [luogo e data della certificazione]

Sua Eminenza Silvestro Merani

[1] Il nome latino per indicare l’ottone era auricalco, conosciuto in italiano con il nome di oricalco.

[2] Per indicare la ceralacca si utilizzava l’espressione latina cera rubra hyspanica [cera di Spagna rossa].

 

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